Capita spesso di usare questi acronimi e cercherò di dare subito la spiegazione ma è utile “masticarli” per riuscire a comprendere al meglio tutte le risorse di informazioni presenti in rete (forum/siti personali/chat)
Per FOV si intende Field Of View, ovvero il campo inquadrato, e vi è per esempio un link internet per calcolare il campo inquadrato dai sensori delle diverse fotocamere DSLR rispetto all’estensione degli oggetti DSO (deepsky object, oggetto del cielo profondo ) che si è programmato di fotografare, oppure per sapere il campo inquadrato dagli oculari che si possiede per una sessione di osservazione visuale:
https://astronomy.tools/calculators/field_of_view/
E’ un utile strumento quando si programma la sessione astronomica della serata, selezionando gli oggetti in base agli obiettivi / telescopi che si vuole osservare o fotografare. Per fare un’esempio diretto con la nebulosa M8, che ben viene ritratta a focali comprese tra gli 800 e i 1000 mm di lunghezza focale, questo è il FOV calcolato con il sito internet, e quello poi ottenuto nella nostra ripresa l’anno scorso (2015) .
Riallacciandomi all’articolo che ho scritto sulle interpretazioni creative delle fotografie alla Via Lattea, è certamente uno dei crucci dell’astrofotografo l’elaborazione degli scatti, molteplici sono i software impiegati, alcuni gratuiti altri a pagamento, e tra i possibili errori che comportano anche la perdita di dettaglio sull’immagine, è la corretta miscelatura dei colori, che danno la resa cromatica dell’immagine che permette di distinguerlo accuratamente e conferisce una certa veridicità all’oggetto fotografato oltre che la correzione di gamma che fornisce l’aspetto 3d all’immagine, piuttosto che un’immagine piatta per una cattivo uso della luminanza nella procedura di elaborazione e all’uso di filtri / plugin di cosmesi per ottenere un’immagine pulita il più comune è l’applicazione dell filtro anti-rumore, che utilizzato in maniera eccessiva rende l’immagine “patinata” ed fa perdere dettaglio, quasi a “fare il fumetto” delle caratteristiche dell’oggetto fotografato.
Navigando in internet in questi giorni mi è balzata agli occhi un’astrofotografia, con lo stesso campo di un nostro recente scatto wide nella zona del sagittario.
Questo articolo prende spunto dal fattore, altresì importante che ci permette di fare un confronto, ovvero sulla resa cromatica, simile e non è cosa da poco per chi come me dopo una notte insonne a trafficare vuole avere un bel regalo fotografico con l’oggetto DSO ripreso quanto il più veritiero e naturale possibile.
Mi riferisco a questa sua immagine in particolare: http://www.robgendlerastropics.com/MWCenter.html
e ve la propongo in comparazione ad un mio panorama due scatti ma realizzata con DSLR, obiettivo fotografico comune ed un bel cielo delle Alpi (https://www.flickr.com/photos/xamad/27691630113)
Potete vederle a confronto diretto qui:
C’è una notevole differenza in termini di dettaglio, dimensioni delle stelle, presenza o meno di aberrazioni, tempo di ripresa ed attrezzatura impiegata e per attrezzatura, intendendo Telescopio/Obiettivi/camera di ripresa:
nel primo caso che vi propongo si tratta di un’ottica rinomata, è un astrografo giapponese e la camera d’acquisizione un ccd raffreddato con sistema di ripresa a filtri LRGB, si tratta di 10 mila euro “almeno” di attrezzatura, nel nostro caso invece, il secondo, di una comune fotocamera DSLR Canon, un obiettivo macro da 100mm ed uno star-tracker, e ad onor del vero si tratta di attrezzatura dilettantistica da campo il cui costo totale non supera i 1000 euro .
Parlando in termini di resa cromatica invece, sono abbastanza simili, e vi posso assicurare che non ho preso l’astrofotografia di Gendler come “esempio” prima di eseguire l’elaborazione di queste immagini , ma calibrando l’immagine correttamente, già in fase di stacking, elaborandola con cura, cercando di non alterare la dimensione delle stelle eccessivamente, ma streatchandola a dovere per evidenziare più dettagli possibile, ho la conferma della bontà del mio workflow di elaborazione.
Perchè utilizzare attrezzatura differente? Non solo per una questione di costi ma anche perchè ci sono molti fattori che si antepongono dal desiderio di realizzare una bella astrofotografia e la reale possibilità, innanzitutto a prescindere le condizioni meteo, l’inquinamento luminoso si spera quanto più possibile assente, oltre ovviamente alla disponibilità fisica di potersi spostare nel luogo di ripresa, se si percorrono 100km, 100 metri o addirittura 400km come mi raccontava un amico astrofotografo di Honk Hong.
Il mio consiglio per chi si avvicina a questa pratica è quello di iniziare con il “piccolo”, obiettivi fotografici, uno star tracker o una piccola montatura motorizzata o goto. Utilizzando focali superiori ai 200 è necessaria più precisione e diventa d’obbligo un sistema autoguida, o una montatura abbastanza precisa ed onerosa per reggere l’inseguimento.
Acquisendo capacità in elaborazione e dimestichezza con le sessioni astrofotografiche, con il tempo è possibile poi sbizzarrirsi in focali più lunghe ed impegnative e cercare il dettaglio degli oggetti celesti più ampi.
Perchè seppur avendo a disposizione molto denaro, bisogna avere le competenze e la bravura di Robert Gendler per gestirla e realizzare quelle bellissime immagini che ci propone e anche solo realizzare immagini “paragonabili” seppur realizzate con attrezzatura modesta, è una bella soddisfazione, e perdonatemi la similitudine, è un po’ come in automobile stare dietro ad una Ferrari con la propria utilitaria!
Per ora è tutto, come sempre vi rimando ai nostri VideoTutorial , per imparare le nostre tecniche di elaborazione !
🙂